giovedì 27 settembre 2012

Internet non è un "paese" per eversivi. Non sarete mai anonimi. A meno che…

Ci si prova in tutti i modi, con tutti gli alambicchi possibili, con illusioni e disillusioni. Ma la realtà è che internet non è un'isola felice, una partizione del mondo reale dove lo Stato è privo di controllo. Balle, sono tutte balle. Chi vi promette l'anonimato in rete mente sapendo di mentire. Non c'è un modo per giocare (o fare sul serio) gli eversivi facendosi beffe dello Stato, appoggiandosi a qualche software o trucchetto. Se vogliono, se vi esponete, vi prendono. Non importa che voi usiate TOR, che facciate affidamento a servizi e-mail, blog o web messi a disposizione da vari collettivi che si impegnano a non tenere traccia del vostro IP (es. Autistici/Inventati), non esiste modo di sfuggire a chi controlla tutto: da soli siete niente, per quanto furbi possiate credere di essere.

Occupy è morto. Viva Occupy!

Occupy è morto, diciamolo. A Oakland gli hanno già fatto il funerale, proclamando la Commune di Oakland al posto di Occupy Oakland; è proprio quello che hanno fatto i compagni di Oakland a mostrarci come gli elementi rivoluzionari non muoiono mai, ma si trasformano, o meglio, si evolvono. In effetti bisognerebbe dire che Occupy non è morto, sta trapassando. Perché la faccenda è un po' come il famigerato samsara, il continuo ciclo di morte e rinascite finché non si raggiunge l'illuminazione. Per noi materialisti le cose funzionano più o meno allo stesso modo, a parte che non esiste alcuna illuminazione ma solo la manifestazione di tutti i nodi che, inesorabilmente, vengono al pettine.

Occupy (come sostiene n+1) si trova di fronte ad una biforcazione: o si evolve, radicando ancora di più il suo programma radicale anticapitalista ed espellendo la feccia intellettualoide di matrice obamiana, o si estingue del tutto, morendo o integrandosi nello status quo politico. Ma ciò che interessa a noi comunisti non sono tanto le vicissitudini di cronaca del tal movimento, ma le ragioni materiali che lo hanno generato; cosi può estinguersi Occupy, ma non possono estinguersi le ragioni che lo hanno generato. Spariranno solo le infiltrazioni feccia delle ideologie borghesi, prima tra tutti il becero pacifismo: come sempre, è soltanto pacifismo verso lo Stato, ma abbondante violenza contro il proletariato, come mostrano gli squallidi fatti del 15 ottobre 2011.

Pertanto: è morto Occupy, viva Occupy! Destinato a risorgere sempre, con ogni forma o nome.

mercoledì 12 settembre 2012

Evviva i black bloc dell'Alcoa!

Un immenso stuolo di ruffiani, pagliacci e imbecilli d'ogni genere gridò al black block all'indomani degli scontri di massa del 15 ottobre 2011, a Roma. Non c'è stato sterco umano di questo mondo che non abbia sposato la tesi idiota del complotto, delle "poche centinaia" (o addirittura cinquanta!) di facinorosi "professionisti della violenza" (?) che avrebbe rovinato la bella festa dei due o trecentomila pacifici. Se discutere con questi dementi servisse a qualcosa, gli proporrei di andarsi a vedere la quantità di pietre lanciate, quattro o cinque ore di resistenza intensissima contro migliaia di sbirri armati fino ai denti, la dimensione di quella piazza furibonda. Se fossero uomini, e non marionette del Capitale, gli chiederei come avrebbero fatto poche centinaia di persone a fare così tanti "danni". Ma la testa di minchia di turno so già cosa mi risponderebbe: è stato lo Stato! Sono infiltrati per rovinare la nostra manifestazione! Già, come se lo Stato fosse preoccupato di una branca di neo-fricchettoni intenti a mettere su l'ennesimo comizio idiota in San Giovanni... (Lo Stato teme così tanto questi indignati da aver sposato appieno fin dal 15 ottobre stesso la loro causa, "difendendoli" da quei cattivoni degli spaccavetrine).
Io il 15 ottobre c'ero e, forse, pubblicherò la mia cronaca. Per ora mi limito a dire che le carte sono venute sul tavolo: il 10 novembre 2012, gli scontri tra gli operai Alcoa e la polizia hanno seguito la stessa dinamica di quel 15 ottobre 2011. I soggetti erano un po' diversi, ma l'altro giorno hanno dovuto ammetterlo: gli scontri sono stati causati dalla massima intolleranza a cambiamenti rispetto a quanto imposto dalla questura. Unita tale arroganza di Stato alla rabbia esplosiva che sta ribollendo a causa di tutta questa miseria, ed ecco fatto. Il 15 ottobre andò alla stessa maniera.



Ricordo che ci siamo rotti i coglioni, quel giorno, di sfilare in una Roma deserta, di stare agli ordini di quel manipolo di servi del "coordinamento 15 ottobre"; le sfilate carnevalesche le lasciamo volentieri ai bambini, che si divertono. La lotta contro una società che ti condanna alla miseria è ben altra cosa. Abbiamo preteso che ci facessero largo, quei rivoluzionari "da salotto", quegli agitatori di mani a qualsiasi stronzata dicesse uno pseudo-leader da piazza.

E, puntuali come un orologio, le cariche di massa di centinaia di mercenari di Stato sono arrivate non appena il camion ha annunciato che ce ne saremmo andati in giro per Roma. Prima di allora, da quel "blocco" di facinorosi, non è volata neanche una mosca.

Come sono andate a finire le cose e la risposta all'aggressione sbirresca, lo sappiamo tutti, chi più chi meno.

Anche l'altro giorno è successa la stessa cosa: gli operai si sono rotti il cazzo della sfilata imposta dalla questura. Volevano andare a cercare solidarietà in giro. L'epilogo è stato lo stesso.


 

E' stata una bella giornata, quella del 9 settembre 2012; dove cazzo sono finiti i vostri black bloc, resposabili d'ogni violenza? Mercenari di Stato, che ne vostri miserabili forum tentate di pulirvi la coscienza (qui la misura della loro intelligenza, se proprio avete tempo da perdere): dove cazzo erano i fantomatici black bloc, le zecche, i teppisti?

Ve lo dico io: in ogni casa, in ogni fabbrica, dovunque. Il mondo intero è violento e reagisce alla violenza del Capitale, della sua miseria e del suo Stato servo.


 

La strada per l'offensiva permanente ormai è presa. Avevano dato la colpa di ogni disordine ai teppisti, mentre ora è evidente che così non era e non è mai stato.


 

Giù la maschera: il proletariato non ha altri amici se non tra le sue fila.